Vizi, virtù, pubblico, privato: dove sono i confini della politica oggi? Dove cercare un chiaro metro di giudizio con il quale valutare l’agire politico della classe dirigente e contemporaneamente l’agire del privato cittadino che ogni giorno lavora (forse) nella speranza di migliorare la propria esistenza? Esiste un parametro di giudizio?
Che gli individui siano quello lì, cioè una mescolanza inscindibile e indistinguibile di egoismo ed altruismo, sembra essere un fatto incontrovertibile. Come commisurare la logica del singolo con le esigenze della collettività? E’ possibile un punto di contatto o, come ritengono alcuni, la dimensione privata e la dimensione pubblica rimangono su binari che non si potranno mai incontrare?
Può esistere collaborazione tra governanti e governati? Oppure il ruolo del governato si risolve semplicemente nella sua funzione di elettore che, esprimendo una preferenza, legittima una classe dirigente a operare in totale libertà?
Fare leva sul buon cuore degli individui, oltre ad essere pericoloso, sembra anche e soprattutto ingenuo. Non si chiede ad un governante che ami i concittadini e che abbia sentimenti di benevolenza nei confronti di tutti gli elettori, come il governante, da parte sua, non dovrebbe chiedere l’amore o la benevolenza dei cittadini, ma semplicemente l’approvazione o meno delle decisioni adottate nella gestione dello Stato. La viziosità o la virtuosità di un governante non sono le questioni primarie su cui discutere circa il suo operato e le sue decisioni, così come ad un cittadino non è richiesto di essere virtuoso sul posto di lavoro. A chi svolge una qualsiasi attività in un’economia di mercato si chiede, oltre all’adempimento delle mansioni affidategli, di celare i propri vizi e di adottare un comportamento consono alla situazione ed al ruolo che sta ricoprendo. Ecco il cortocircuito a cui si sta assistendo da qualche anno a questa parte nelle democrazie occidentali, particolarmente in Italia. Al governante come al governato compete un ruolo che rimanda ad una determinata deontologia. Il governante ha uno scopo: la tutela dell’interesse nazionale, che in un’economia di mercato implica la promozione della crescita a favore del lavoro e dei consumi. Oltre al perseguimento dello scopo connaturato al “lavoro” del governante è richiesto che mantenga relazioni di collaborazione e cortesia con i rappresentanti del potere legislativo e del potere giudiziario, i quali a loro volta dovrebbero operare per l’interesse nazionale.
Caro Anonimo, la tua riflessione mette a fuoco un dato palese: non esiste più presso chi governa la consapevolezza del ruolo che riveste. La gestione di uno stato, come correttamente hai osservato, esige una distinzione chiara e netta tra pubblico e privato, distinzione che in Italia è lentamente sfumata sino ad annullarsi completamente. La regressione all’infanzia politica è un male che si sta diffondendo a macchia d’olio in diversi paesi europei, un virus che nasce dalla cupa ignoranza dei governati, personaggi che “scendono in campo” totalmente sprovvisti delle più elementari nozioni in fatto di deontologia politica, mossi da interessi personali, privi di scrupoli, di pudore, di discernimento tra ciò che è prassi di governo e stile di vita. Il che si traduce in una sorta di gestione emotiva dello stato ed in un disgustoso rapporto paternalistico verso i giovani e di cameratismo verso gli altri elettori, considerati alla stregua di tanti “amici del bar”. Seppure esistono ancora soggetti capaci di concepire correttamente l’azione di governo, il loro slancio è pari a quello di un bradipo in letargo! Certo è vero, è necessario distinguere pubblico e privato e non indulgere negli eccessi, ma per ben governare ci vuole passione, ci vogliono ideali da sostenere con forza. Senza questa energia, essere fagocitati dalla mandria dei porci che sanno grugnire frasi allettanti alle orecchie del popolo abbrutito dalla crisi economica, appeso al filo del precariato, intontito dalle urla delle galline che si azzuffano in televisione e distratto da patetiche e rivoltanti storie a luci rosse, è un attimo!
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