vendredi 27 mai 2011

G8 Deauville: povera stella, lasciatelo spiegare!


Dicono che il primo passo verso la guarigione da una patologia psichica sia l’accettazione dello stato di malattia. Per il Berlu non ci sono speranze. I fatti parlano. Il malato grave “ribalta la realtà” (guarda caso è questa una delle sue espressioni favorite) con la naturalezza di chi rivolta i pantaloni sporchi prima di metterli in lavatrice. E di panni sporchi il Berlu ne ha da riempire una lavanderia industriale. Che la sua ancora di salvezza siano i milioni di euro spesi in sbiancanti e diluenti poco importa, l’essenziale è che il candore sia “a prova di strappo”. Ecco dunque come Silviuccio nostro dipinge la situazione italiana sotto lo sguardo attonito e pietoso di Obama al G8: in Italia vige la “dittatura dei giudici di sinistra”, il che rappresenta una vera e propria patologia nel paese.

E poi anche voi giornalisti, insomma ragazzi "è scandaloso che non vi scandalizziate”! Fate un gran casino intorno ad accuse false e stigmatizzate un prode Cavaliere venuto in soccorso a giovani donzelle in difficoltà che gli hanno dato liberamente un po’ d'affetto sincero. Che diamine, lo sapete che lui non guarda all’estetica, lo ha dichiarato a gran voce che avrebbe fatto anche per Rosy Bindi quel che ha fatto per Ruby. Basta, smettetela, è troppo, lo ha detto anche Frattini: uno che strippa in quel modo vuol dire che è afflitto da “un dolore profondo” e voi lì, rapaci, senza pietà, pronti a divorare il fegato di colui che ha portato la luce e la ricchezza al paese. Perché l’Italia non è mica in crisi, no, come potrebbe esserlo se gli Italiani intasano gli armadietti del bagno di cosmetici! (Ipse dixit). Forse si lavano e si profumano per non sentire il tanfo del marcio che li circonda? Noooo, ma cosa vado a pensare, questo è un delirio da comunisti, una di quelle malignità partorite dalla “gente senza cervello” che alle ultime amministrative pare si sia data una piccola scossa.

vendredi 20 mai 2011

Avanti popolo!

Basta poco per rallegrarsi quando ci si dibatte da tempo in cattive acque. A Vittorio Veneto (oh mia patria sì bella e perduta!) la sinistra ottiene gli “incassi” migliori nella provincia di Treviso. Si avanza dunque, ma lo spettro dell’ignoranza è ben lungi dall’essere sconfitto! Questo dato, che pur è consolante per una concittadina espatriata oltralpe, non modifica, ahimè, il raccapricciante 57.46 % ottenuto dal candidato di centro destra. Come è noto, gli elettori della Marca Trevigiana sono in buona parte provvisti di una ragguardevole cultura storica che li porta in massa a sostenere con fervore i gruppi indipendentisti e federalisti; alcuni di essi sono stati così acuti da elaborare una brillante teoria sull’esistenza di una razza Piave.

Nell’idioma locale la “razza o raza” è un grazioso palmipede (l'anatra) che, cito traducendo un vecchio detto popolare, “non si arrampica mai sul pioppo, ma segue il corso dell’acqua” (“no la va mai su pal talpon, ma la va drio l’acqua”). Se l’acqua, come sopra accennato, è infida, la razza si impantana. Mi chiedo con estrema preoccupazione: ma la razza Piave è protetta? Pongo questo pressante quesito perché ritengo che certi prodotti sociali debbano essere garantiti da un marchio dop e bollati come esemplari di rara finezza intellettiva. Per quanto la società stia cadendo in basso, bisogna infatti ammettere che 37339 uomini e donne capaci di pensare ben al di sotto del livello della cintura, che è già il livello medio, sono piuttosto degni di nota. Già, la cintura, la cintura di castità che, come declamava a buon diritto il mio professore di filosofia, nessuno dei molti popoli che hanno percorso l’Europa e l’Italia in età medievale ha mai portato per preservare la purezza del DNA.
In attesa del bollo consiglio qualche buona lettura, ce ne sono centinaia, da Razza e storia di Claude Lévi-Strauss fino alla rubrica Italia-Razzismo dell'Unità, insomma, capire si può, volendo.

mercredi 4 mai 2011

Doppiaggio e dintorni

Ore 17 : 50, cinéma La Clef, 34 rue Daubenton, Paris, 5ème arrondissement. 
 La pecora nera di Ascanio Celestini, sublime storia sulla follia, le sue radici, la sua verità, la sua poesia, la sua funzione nel mondo. Film a due schieramenti: da un lato matti, bambini e puttane, dall’altro uomini e donne sani, cresciuti in una ferma presunzione di normalità grazie alla placida accettazione dei dogmi religiosi e/o sociali, calati corpo e anima nel supermercato mondiale dei sistemi, in breve, uomini i cui evidenti disturbi sono socialmente accettati e giustificati. Film correttamente classificato come commedia drammatica: in effetti, anche ignorando l’etichetta di genere, si ride e si piange nell’arco di un’ora e trentatre minuti.

Non è tuttavia sul film che volevo soffermarmi, ma sul piacere insolito di andare al cinema all’estero a vedere una buona pellicola in italiano, in versione originale sottotitolata. La sensazione è quella d’essere, in un certo senso, spettatori privilegiati: tante sfumature che tu puoi cogliere nell’inflessione dialettale, nel colore dell’espressione gergale e nell’intonazione delle voci sono solo per te e gli altri Italiani in sala. Questa suppongo sia stata la ragione per cui ero l’unica a ridermela ed “a piangermela” di vero gusto.

In Italia il privilegio di vedere di tanto in tanto un film nella loro lingua gli stranieri non ce l’hanno, perché TUTTO è sistematicamente doppiato. Omaggi e complimenti vivissimi alla mirabile scuola di doppiaggio italiana che ci delizia, e lo dico con sincerità, con le sue voci suadenti. Tuttavia, non sarebbe ora di prendere in considerazione l’idea di proporre anche qualche film in versione originale e di farlo non solo nel minuscolo cinema d’essai conosciuto dal proprietario ed altre due persone?
Le ricadute positive sarebbero numerose: fondamentalmente si creerebbe un mezzo attraente per stimolare giovani ed adulti ad un miglioramento della dizione nelle lingue moderne più studiate e si offrirebbe al pubblico la possibilità di apprezzare le vere doti vocali degli attori ed i tanti significati veicolati dalla voce che nel doppiaggio si perdono. Ecco dunque, una semplice digiproposta che da tempo volevo gettare in rete nella speranza che qualche pesce abbocchi.  
Licenza Creative Commons
digigrammata is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported License