vendredi 24 juin 2011

Il sommelier: l'arte del retrogusto

Questa settimana ridiamo. Ridiamo di gusto, anzi, di retrogusto, e lasciamo parlare l’associazione inedita della mimica verbale della Luciana e della mimica facciale di Albanese. Grandi separatamente. Grandissimi insieme. 


Cosa c’è dietro il retrogusto?
Io adoro i sommelier. Quelli che vanno in TV a tastare il vino e  poi ti dicono com' è.
Assaggiano, roteano la linguetta come fanno i criceti e poi partono con una scarambola di aggettivi: un vino sapido, corposo, seducente, intrigante, intenso, generoso.
Poi slurg. Un altro sorsettino e ricominciano: setoso, strutturato, opulento, elegante, complesso … E la miseria! Ti sei imparato lo Zingarelli a memoria? Io tutti quegli aggettivi non li riservo neanche al mio fidanzato, figurarsi se li spendo per un bicchiere di vino. E attenzione al retrogusto. Susina, mela golden, muffa nobile, pesca bianca, fragolina di bosco, ciliegia di fiume, mandarino di montagna. Quindi tu bevi il vino, ma è come se bevessi un bicchiere di succo di frutta pagandolo il sestuplo. Una volta a un conclave di intenditori mi fecero degustare un vino pregiatissimo. Poi mi fissarono tutti per sapere il mio giudizio. Morire se mi veniva un aggettivo. Solo sostantivi. Allora optai per il retrogusto. Ma siccome dire che sapeva di legno sembrava banale calcai la mano e dissi: “Un retrogusto di.... parquet".

Luciana Littizzetto, Col cavolo, Mondadori 2004

Antonio Albanese, Il Sommelier, video scelti:


                                      

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