samedi 29 juin 2013

Al principio c'è sempre un'immagine ...

Un'intervista a Gabriel García Márquez davvero illuminante che consiglio a tutti i noiosi amanti delle "etichette". Un giorno, forse, questi grigi accademici capiranno che le definizioni sono parola morta e spesso FALSA.

Quello che non accetto è la definizione di realismo magico, io sono un realista puro [...] La realtà, in generale, è molto più magica di quanto possiamo immaginare [...] Ho l'impressione che dietro la realtà immediata, quella che vediamo, esista un'altra realtà che solo l'intuizione poetica riesce a captare ed è questo quindi che poi appare fantastico nel libro.

Chi per poter staccare l'adesivo "realismo magico" dall'opera di Márquez necessita di un'ulteriore conferma, la troverà di nuovo nella viva testimonianza dell'autore in un'altra intervista (link), soprattutto nel seguente passaggio:

The trouble is that many people believe that I’m a writer of fantastic fiction, when actually I’m a very realistic person and write what I believe is the true socialist realism.

dimanche 23 juin 2013

La primavera mancata



L’estate è arrivata, il coro si alza: “È scoppiato il caldo!”. 
I telegiornali possono finalmente sfoderare i riciclatissimi servizi di repertorio: tra un condizionatore gocciolante, un gelato spalmato sulla bocca di un bambino ed una vecchia agonizzante che si sventaglia, spuntano i piedi dei turisti a bagno nelle fontane.
E la primavera? Che fine ha fatto? In molti se lo sono chiesti quest'anno, ma c’è chi, sospinto da un’analogia tanto facile quanto amara, se lo sta chiedendo più di altri.   
        
Ogni giovane vita attraversa un momento d’oro, una primavera intellettuale carica di idee e fervida di energie. Ho visto questa stagione sfumare negli sguardi dei coetanei, estinguersi nello slancio fulmineo di progetti abortiti sul nascere, consumarsi nella lotta per un posto stabile e per un salario decoroso a cui si aspirava non come una stazione d'arrivo, ma come un trampolino di lancio. Traguardi per molti non ancora raggiunti, per altri toccati troppo tardi. Nella lunga corsa, quante porte sbarrate, quante idee perse, quanti sogni svaniti! Non li riavremo mai indietro. 
C’è chi ha cercato la primavera al "Nord del mondo", in una serra ben irrorata e protetta, dove si producono artificialmente frutti belli e insipidi. Un'illusione, un pallido ripiego, non prendiamoci in giro.

I danni maggiori non sono per le arti che si nutrono di tensioni e sanno gestire l'incerto. Le perdite più importati si misurano nella ricerca, nelle scienze umane e sociali, e persino in quelle buffamente definite esatte.
Progetti solidi e ben strutturati non sbocciano sotto l’aura rarefatta e pesante di un vecchio barone, nè idee brillanti possono esprimersi nella routine di un impeccabile servizio consacrato al successo di spensierati cinquantenni. 
Ecco cosa abbiamo perso: la primavera. Ci saranno certo nuovi cicli, ma non per noi e non per ora.
Ora c’è l’estate, un’estate calda di rabbia. E poi si affaccerà l’autunno ed avrà i nostri occhi, occhi stanchi, disincantati, avvelenati.





samedi 15 juin 2013

LA GRANDE BELLEZZA, tra amore ed odio

Quando un'opera produce giudizi contrastanti è sempre un buon segno: ciò che ha carattere si ama oppure si destesta. 
Mi sono sorbita una ventina di recensioni iperdotte. Questi spiedini di tecnicismi avvolti nel fumo dell'autocompiacimento critico sono davvero indigesti. Parliamo chiaro.
La Grande bellezza è un film sulla decadenza di una società alto borghese annoiata e schiava dell'immagine, di cui fa parte un fantomatico giornalista, scrittore e cultore della mondanità alla ricerca della perfezione estetica, interpretato in modo impeccabile da Toni Servillo. La pellicola parla attraverso immagini sublimi intrecciate ad una musica dello stesso tenore che le esalta e le completa.  
Alcune tra le accuse principali della critica: il regista non è stato minimamente all'altezza della tradizione felliniana alla quale vorrebbe rifarsi ed è stato poco realista, il film appare pretenzioso ed a tratti misogino.
Mi chiedo cosa significhi essere all'altezza di un modello o conformarsi ad un modello. Me lo chiedo perchè sembra che assumere, più o meno consciamemte, un grande come fonte d'ispirazione implichi il misurarsi con esso in una sorta di tenzone al di fuori del tempo. Non è così che funziona. Il modello, qualunque sia la sua levatura, infonde uno stimolo, porta una suggestione, ma l'arte sta poi nella capacità di emanciparsi da esso, portando l'ispirazione a contatto con il proprio mondo, ed il mondo di Sorrentino non è quello di Fellini. Il paragone quindi è del tutto fuori luogo.

 
Realismo? Ma quando mai Sorrentino è stato realista? Qualsiasi romano, o qualsiasi italiano che ami Roma, ha riconosciuto la natura caricaturale dei personaggi e delle situazioni del film.
Un defilé di clowns tristi, di pseudo-artisti annoiati, stanchi, disfatti, usciti da un quadro di Toulouse-Lautrec. 
Iperbole, caricatura, umorismo sono espedienti da secoli efficacemente usati per dipingere e per comunicare la tristezza della condizione umana. Perchè Sorrentino avrebbe dovuto girare un documentario sulla società romana? Tra l'altro nè lui nè Contarello sono romani. Quanto alla mancanza di realismo, ammetto dunque di non comprendere dove stia il reato.
Misoginia. Eccolo! Il grande jolly, la carta che si sfodera quando uno non ha veramente più nient'altro da dire; il discorso sul genere è maledettamente alla moda, perciò non poteva non essere tirato fuori dal cilindro di qualche signora permalosetta. Le donne, le belle donne, non escono certo immacolate e trionfanti, ma nemmeno gli uomini: politici e cardinali corrotti, giovani senza spina dorsale, padri tossicodipendenti, scrittorini da strapazzo. Non ci sono eroi, neppure Gambardella è rappresentato come tale. Jep è un poeta cinico, egoista, vorace di consenso, di successo, invischiato in un'eterna, insoddisfatta ricerca.
Se esistono schiave del silicone, tessistrici di vento, se esistono ricche intellettuali di sinistra ipocrite, vampire femministe, cosa dovremmo fare di tutti questi avvilenti prodotti del genere femminile? Ignorarli, non farle bersaglio di critica solo perchè sono donne? Questo sarebbe rispetto? No, questo sarebbe non riconoscere che il ridicolo non ha sesso.
La perfezione tecnica è la sola alla quale si possa aspirare, ecco quel che ci dicono le riprese ed i piani geniali del film. Per il resto, ogni espressione della bellezza non che è un barlume, un trucco, una menzogna. Ecco una verità universale che la poesia di tutti i tempi ci ha insegnato e che Sorrentino ha contestualizzato splendidamente nella desolazione del culto dell'immagine moderno. In breve, un film riuscito nel suo intento, un'opera "di grande bellezza" sull'inesistenza del bello assoluto.            
   
     

samedi 8 juin 2013

LIFE


Revenir à la vie. Par les signes semés partout, par les chemins sur lesquels on s'engage par hasard, par les visages des gens qu'on ne rencontre qu'une fois, n'importe où, n'importe comment, ce qui est important est que le printemps est revenu.
La photo a étè prise dans la rue des Templiers, un joli coin de Lyon à côté du marché du quai Saint Antoine.  
De la mousse sur un mur rose : un mot et un symbole. Rien de plus.
L'art ne vit pas que dans les musées, il se cache dans les petits coins, dans les détails. Et parfois c'est bien agréable de le découvrir et de le figer dans une image, dans un souvenir.


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