mercredi 29 juin 2011

METRO PARISIEN


Ceux qui rentrent en courant de peur que ça ferme.
Ceux qui ont mal dormi.
Les hommes d’affaires habillés en pingouins.
Les femmes qui se maquillent.
Les nanas sorties d’une page de Vogue qui le matin tôt ont déjà travaillé deux heures devant le miroir.
Celles qui ont des pattes de porc et cependant mettent des ballerines.
Les boudins qui ne savent pas renoncer au short.
Les petites vieilles dames fragiles.
Ceux qui se croient très beaux.
Ceux qui sont vraiment très beaux.
Ceux qui se regardent dans les vitres des portes.
Ceux qui se regardent entre eux pour chercher l'inspiration.
Ceux qui ont plongé dans une baignoire de parfum.
Ceux qui ont vu le savon et l’eau il y a très très longtemps.
Le filles qui pleurent et les copines qui essayent vainement de les consoler.
Les gens qui font la quête et qui montent toujours à la même heure et à la même station.
Les vrais, bons artistes du métro parisien (hélas, de moins en moins nombreux).
Les gens avec des casques-musique qui laissent tout entendre.
Les gens qui sont complètement plongés dans l’écran de leur portable.
Les gens qui tapent tout le temps comme des fous sur leur téléphone portable.
Les familles de touristes américains obèses.
Les couples d’anglais qui croient être tombés dans la jungle et qui restent paralysés pendant tout le voyage.
Les italiens qui hurlent.
Les gars qui fixent tout le monde avec une expression de mépris genre « qu'est-ce que tu regardes?, fiche-moi la paix, moi je suis contre !! »
Ceux qui ont acheté la baguette emballée dans ce papier typique français qui laisse les trois-quarts du pain exposés à toutes sortes de bêtes.
Ceux qui demandent pardon même s’ils ne t’ont pas touché et ceux qui ne demandent pas pardon même s’ils t'ont amputé un bras.
Les filles qui avant une soirée en ville mangent dans le métro un sandwich plein de sauce et de beurre à toute vitesse pour pouvoir déclarer qu’elles ne mangeront qu’une salade.
Celles qui ont la pochette assortie au vernis à ongles, aux chaussures et au collier.
Ceux qui sont capables de lire en dépit de tout : en équilibre, dans la position de la grue et avec le coude d’un autre type enfoncé dans le ventre.
Ceux qui pètent en silence dans leur tailleur ou leur pantalon griffé et juste au niveau du nez des gens assis et toi qui ne peux ni rire ni prendre un air dégoûté car tu risques de passer pour le coupable.
Moi qui rigole toute seule de cette drôle de vie qui passe chaque jour par les lignes du métro le plus chic du monde !
  
  

vendredi 24 juin 2011

Il sommelier: l'arte del retrogusto

Questa settimana ridiamo. Ridiamo di gusto, anzi, di retrogusto, e lasciamo parlare l’associazione inedita della mimica verbale della Luciana e della mimica facciale di Albanese. Grandi separatamente. Grandissimi insieme. 


Cosa c’è dietro il retrogusto?
Io adoro i sommelier. Quelli che vanno in TV a tastare il vino e  poi ti dicono com' è.
Assaggiano, roteano la linguetta come fanno i criceti e poi partono con una scarambola di aggettivi: un vino sapido, corposo, seducente, intrigante, intenso, generoso.
Poi slurg. Un altro sorsettino e ricominciano: setoso, strutturato, opulento, elegante, complesso … E la miseria! Ti sei imparato lo Zingarelli a memoria? Io tutti quegli aggettivi non li riservo neanche al mio fidanzato, figurarsi se li spendo per un bicchiere di vino. E attenzione al retrogusto. Susina, mela golden, muffa nobile, pesca bianca, fragolina di bosco, ciliegia di fiume, mandarino di montagna. Quindi tu bevi il vino, ma è come se bevessi un bicchiere di succo di frutta pagandolo il sestuplo. Una volta a un conclave di intenditori mi fecero degustare un vino pregiatissimo. Poi mi fissarono tutti per sapere il mio giudizio. Morire se mi veniva un aggettivo. Solo sostantivi. Allora optai per il retrogusto. Ma siccome dire che sapeva di legno sembrava banale calcai la mano e dissi: “Un retrogusto di.... parquet".

Luciana Littizzetto, Col cavolo, Mondadori 2004

Antonio Albanese, Il Sommelier, video scelti:


                                      

mercredi 22 juin 2011

Speriamo che sia femmina (e lavoriamo perchè possa esserlo davvero)

L’agonia è palpabile, il viso del Berlu in questi giorni è ancor più tirato che dopo una delle sue sedute dal chirurgo estetico di fiducia. Assistiamo alla decadenza agognando una fine rapida. Speriamo però che nel frattempo non ci siano altri Maroni days. Chiedo perdono per questo facile gioco di parole, ma la patria mi chiama: da quando l’attuale governo è in carica di maroni days ne abbiamo avuti quotidianamente, nel senso che l’impulso rotatorio inferto alle gonadi (per maroni vedi link) dei cittadini è stato così violento che, come direbbe un'amica bolognese, ormai "le abbiamo perennemente in giostra".
Pensare ad una vera alternativa e creare le condizioni perchè possa essere messa in atto al momento giusto non sarebbe un’idea del tutto stupida.

Se ne parla da tempo, in rete i gruppi di discussione si moltiplicano, ma il tutto stagna su un piano meramente ipotetico e troppo poco serio, quando invece un'energica virata rosa potrebbe davvero imprimere la svolta che tanti, a destra e a sinistra, prospettano e desiderano. Non vedo una soluzione migliore, una Presidente del Consiglio potrebbe inaugurare un nuovo corso in un paese nel quale le donne hanno un peso familiare considerevole, ma un ruolo socio-politico infimo ed allo stato attuale decisamente svilito. L’immagine della donna è stata così profondamente infangata dalle ultime tristi vicende che una scelta di questo tipo sarebbe in primo luogo una forma di riparazione e di riscatto. Ciononostante, il destino comune non può e non deve essere modellato sulla base di una logica di risarcimento, quel che conta è la bomba ideologica che una candidatura femminile potrebbe innescare e le ricadute che essa avrebbe sulla vetrina internazionale.
Abbiamo visto come talora, anche se non tanto spesso da poter creare un fronte compatto, le donne della politica italiana abbiano saputo andare oltre le divergenze di parte in nome della difesa di un diritto fondamentale. Questo è il naturale effetto di una solidarietà che le donne intelligenti (il grassetto è d’obbligo) sanno stabilire tra loro in quanto intimamente legate ed animate da un patto unilaterale non scritto fondato sulla priorità della costruzione di un futuro migliore per le nuove generazioni e la difesa dei più deboli piuttosto che sull’esigenza della distruzione dell’avversario e della conservazione del potere.
Una donna appassionata, animata da forti ideali e piena di giusto sdegno, ecco ciò che potrebbe portare nuova linfa al paese. Una persona integra dotata di una carisma positivo, che svecchi, rinnovi ed ossigeni l’aria putrefatta dall’attuale governo e rarefatta dalle ridicole prove tecniche di amministrazione di cui la sinistra ha dato prova precedentemente. 
Da evitare come la peste tutto ciò che contiene anche un solo milligrammo di botox, ex veline, ex first-ladies, ex mogli ed amanti, ex appendici di uomini influenti di qualsiasi partito e calibro. Emma Bonino, Rosy Bindi, Angela Finocchiaro, i nomi che circolano sono molti, a me piace un sacco Concita De Gregorio e non ne faccio mistero, ma dubito che lei stessa abbia mai pensato ad una candidatura. 

Complementi: 

Uno sguardo intorno ed al passato:
Una bussola per orientarsi: il libro di recentissima pubblicazione nato dalla collaborazione tra Alessia Mosca e Flavia Perina, due parlamentari appartenenti a gruppi diversi.
Senza una donna. Dialogo su potere, famiglia, diritti nel Paese più maschilista d'Europa, Add Editore, 2011.
Sono già disponibili diverse recensioni tra cui: 

lundi 13 juin 2011

Slapping machine


Un presente per Calderoli che ha dichiarato “siamo stufi di prendere sberle” manifestando la preoccupazione che non si realizzi il detto non c’è il due senza il tre.
La “slapping machine” è stata inventata dai teorici della democrazia per punire la più grande prostituta della storia, l’ignoranza, ossia la forza che la Lega incarna in tutte le sue componenti: aridità culturale, attaccamento ossessivo alla proprietà, paura del diverso, trasformismo da premio Oscar.  
Ricordo al ministro leghista che il detto completo è “non c’è il due senza il tre ed il quarto vien da sé”.

Una giornata di belle notizie


Un risultato che possiamo finalmente sventolare con fierezza, il pieno raggiungimento del quorum e la vittoria travolgente del sì (per ora circa il 95%) al referendum del 12-13 giugno sull’acqua, il nucleare ed il legittimo impedimento. L’alba di una nuova era? Sicuramente l’esito confortante di un processo di mobilitazione capillare, iniziato a Genova dieci anni fa, in cui il web ha avuto un ruolo fondamentale, il risultato di una lotta serrata contro l’arroganza e la prevaricazione di un governo che ha offeso la dignità di un intero paese. Uno schiaffo sonoro ad una politica che ha spavaldamente marciato sulla capacità di sopportazione dei cittadini.   
Giusto è festeggiare, gridare in piazza e sperare di poter costruire un’alternativa cementata dalla solidità e dalla chiarezza dei programmi.
Ferire un mostro senza ricorrere alla violenza, ma con la sola forza del voto è una grande prova di democrazia!   

samedi 4 juin 2011

La vanille des Ringo Boys

 

Un flash super rapide sur le dernier film de Claude Lelouch qui, hélas, laisse le cœur un peu vide, cependant le titre prometteur Ces amours là. Finalement, il y a pas mal de déjà-vu et je me demande à quel point cela a été intentionnel. On parcourt la vie d’Ilva, fille d’une italienne immigrée en France à Paris pendant l’époque fasciste, une femme qui manifestement place les amours avant tout et qui tombe facilement amoureuse.
On remarque l'esprit choral et la superposition d’histoire individuelle et grande histoire usuelles chez Lelouch, on y retrouve nombreuses autocitations, du méta-cinéma à toute puissance et un petit peu de style testament.
Je dois avouer que ce qui frappe davantage sont les fantasmes qu’Ilva arrive à réaliser pendant sa vie. On l’envie beaucoup cette femme, notamment quand elle joue le rôle de « la vanille des Ringo Boys ». Et si on regarde film la métaphore devient explicite.
Annexes :

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